Immagino che amici, parenti, blog ed esperti ti abbiano dato mille consigli su come vincere la timidezza: io non lo farò. La timidezza non è un qualcosa da cui devi fuggire o che devi aggredire, vedila invece come una parte di te.
Alcuni sono permalosi, altri tristi di natura, altri ancora allegri e così all’infinito. E i timidi sono come queste persone, non sono malati né succubi di una condizione maligna.
Non vedere la timidezza come un problema insormontabile, invece accettala e inizia a gestirla in modo che non comandi la tua vita.
Io, come qualsiasi altra persona o professionista, non posso aiutarti se tu non decidi di metterti in gioco. Le parole possono darti un’aiuto, indirizzarti verso la strada da percorre. Il punto è che devi essere tu a uscire di casa e lasciarti un po’ andare accettando le sfide che la vita di pone di fronte.
Non ti posso garantire che le vincerai tutte, ma non è importante farlo, quanto vivere, sbagliare, cader e rialzarsi fino a ottenere ciò che ti rende felice.
Come comportarsi?
Ma alla fine cosa si può fare contro questa maledettissima timidezza? O anche soltanto come vincere la timidezza con le donne?
In molti sostengono che sia possibile vincerla, sconfiggerla come se fosse il peggiore dei nemici. Ma essa è parte di te, di ognuno di noi, come la rabbia, la paura e la gioia. Sono sentimenti che fanno parte dell’uomo così come la stessa timidezza.
Vincere la timidezza sarebbe come negare una parte importante di te, di quello che sei. Ovviamente per alcuni la vita è difficile, in casi estremi quasi impossibile a causa sua.
Gli strumenti che abbiamo a disposizione sono parecchi, si deve solo avere la volontà di scardinare le vecchie abitudini e gettarsi finalmente nella mischia. Lo so così suona più facile di quello che realmente è, ma “si-può’-fare” (parafrasando Frankenstain Junior di Mel Brooks).
Ficcati in testa questa frase e scolpiscila nella tua mente a caratteri cubitali, in profondità:
si-può’-fare
Anche se adesso pensi di trovarti in una condizione insuperabile, ti assicuro che con la forza di volontà potrai migliorare. Forse non diventerai “l’anima delle feste”, ma non credo sia essenziale per essere felici.
Ciò che conta è non farsi comandare a bacchetta dalle proprie paure ed emozioni, affrontarle e vivere.
Vincere la timidezza: “si-può’-fare” o meglio come si fa a?
Semplicemente seguendo un regime di esercizi e la con volontà. Di base possiamo dire che è formata fondamentalmente da 3 elementi principali:
- Eccessiva coscienza di sé, in pratica durante un evento sociale sei eccessivamente focalizzato su te stesso.
- Autovalutazione troppo negativa, tendi a giudicarti sempre e soltanto in modo negativo, sia fisicamente che mentalmente.
- Pessimismo personale, dai troppa attenzione a tutto quello che fai, in un contesto sociale, giudicandolo negativo e pensando che gli altri facciano con te la stessa cosa.
Sicuramente, se sei un timido, ti sarai immedesimano in alcuni, se non tutti i comportamenti sopra elencati. Come vedi il filo comune è sempre uno solo: tu.
La tendenza a metterti al centro della tua attenzione, sotto una lente di ingrandimento, scatena la timidezza. Gli altri quindi non sono la causa della timidezza, ma l’effetto, la vera causa è la tua eccessiva attenzione su chi sei e cosa fai.
E’ come se tu passassi il tempo a osservarti e criticarti, e di conseguenza pensi che tutti facciano la stessa cosa con te. Eppure non accade, la gente è in generale miope e chiusa in sé stessa, incapace di vedere gli altri, figurarsi di notare tutto ciò che fai TU.
Vediamo ora di capire quali sono le dinamiche che regolano la timidezza ed in che modo incidono su di essa.
Le dinamiche della timidezza
Nell’e-book Diventa un maschio alfa ci sono molti esercizi per vincere la timidezza (diventando appunto un uomo più sicuro di te) che servono soprattutto per:
- comprendere,
- affrontare e
- risolvere
le dinamiche della timidezza fino a portarle a tuo vantaggio.
Per dinamiche si intendono quei comportamenti, attivi e passivi, negativi e positivi che lasciano più o meno libertà alla stessa timidezza. Ad esempio, come vedremo a breve, il saper calcolare i rischi può darti più o meno controllo su di essa.
Dinamiche:
- Bassa propensione al rischio. Rischiare fa parte della vita di tutti noi, proprio durante l’adolescenza si impara a mettersi in discussione, si fa gli “sboroni” con spesso il risultato di fare delle figuracce, e a volte anche di farsi male. Il classico adolescente che fa una prova di abilità, magari per fa colpo su una ragazzetta, che invece si schianta con lo skateboard contro un muro! Di solito chi è molto timido in quell’età non ha corso molti rischi, che dipenda dai genitori, dall’educazione o da altri fattori tutto sommato non ci interessa molto. Quello che ci preme invece è che tu, quasi sicuramente, eviti il rischio.
- Riscaldamento lento. Una delle dinamiche meno comprese da chi è timido è quella del “riscaldamento”. Ognuno di noi ha bisogno di un po’ di tempo per sentirsi a proprio agio in una nuova situazione, magari solo alcuni attimi, ma sono necessari per acclimatarsi, conoscere l’ambiente e capire come comportarsi.
- Zone di sicurezza. Le persone timide hanno la tendenza a ricreare delle situazioni di routine come zone di sicurezza, di confort. Quei momenti non sono altro che degli spazi personali in cui rintanarsi e sfuggire dalle pressioni del mondo e della società.
Rimettere in ordine queste dinamiche è possibile anzi, “si-può’-fare” ma è fondamentale capirle e capire se stessi, i punti di forza e debolezza per eliminare anche una timidezza cronica.
La timidezza ti permette di vivere sereno
Rimanere bloccato, fermo ed immobile con il terrore di agire e muoverti. La paura che gli altri possano vederti e giudicarti, inizia a mancarti il respiro e mille pensieri si affollano nella tua mente.
Agisci o no, stai fermo o ti muovi. Tutto questo solo per chiedere un caffè al bar, capita ogni giorno della tua vita, in ogni momento e situazione in cui vorresti fare qualcosa, condiziona tutta la tua esistenza.
La cosa peggiore della timidezza è il dualismo, lo scontro interiore che si prova. Da una parte l’infinita voglia, il bisogno di relazionarsi con gli altri, di conoscere nuove persone ed interagire. Il voler mostrare al mondo le proprie capacità e simpatia, quello che si vale.
Dall’altra il bisogno maniacale, viscerale, di rimanere al sicuro nell’angolo più nascosto dove nessuno può farti del male. È questo, secondo me, il grande dolore della timidezza: l’esclusione dai piaceri della vita che fa stare male e bene allo stesso tempo a causa dei timori che ti aggrediscono.
Come dicevo prima la timidezza nasce da vari condizionamenti sociali, è assai probabile che prima dell’avvento dell’era moderna fosse anche meno diffusa.
La mancanza di un bombardamento mediatico di modelli (sia fisici che comportamentali) ritenuti migliori e vincenti lasciava più libertà alle persone. Non dovevano assomigliare a qualcuno per essere accettati e far parte di una comunità.
Sicuramente gli standard erano più bassi, che non è un male anzi, mentre ora ci si sente inadeguati non soltanto dal punto di vista mentale, ma anche fisico e psicologico.